INDICAZIONI

Dimensione delle mammelle superiori alla norma tanto da creare problemi posturali, locali ed estetici.

Durata intervento: 2-3 ore
Degenza: 24-48 ore
Anestesia: generale
Decorso: rimozione punti dopo 15/21 giorni
Risultati: permanente con esito definitivo dopo 3/6 mesi 

L'INTERVENTO DI mastoplastica riduttiva

Forse primo nella storia della chirurgia estetica mammaria, è uno degli interventi per il quale sono descritte il maggior numero di tecniche e di varianti. Si propone di ridurre il volume della mammella e, ove si renda necessario, di rimodellarla e sollevarla.

Per la mastoplastica riduttiva esistono diverse tecniche valutabili in base al tipo di cicatrice residua.

La prima tecnica (cicatrice periareolare) può apparire come la più conveniente per l’esiguità della cicatrice residua. Tuttavia è una procedura che si può proporre soprattutto per seni abbastanza giovani, con buon tono cutaneo e con modesta necessità di riduzione.

 La seconda tecnica (cicatrice verticale), come la precedente, si è affermata negli ultimi venti anni. Essa si basa sul principio che le resezioni cutanee responsabili delle cicatrici sottomammarie presenti nelle tecniche più tradizionali (L e T invertita) possono essere evitate perché l’elasticità tessutale è capace nel tempo di riassorbire l’eccesso cutaneo. Sta di fatto che, anche in questo caso, le caratteristiche del mantello cutaneo devono essere perlomeno buone ed in ogni caso si corre il rischio che una piccola parte di cicatrice (l’estremo inferiore) possa oltrepassare il margine del reggiseno.

Le tecniche con cicatrice ad “L” si adeguano alla massima parte dei casi da trattare, sia per quanto riguarda l’età della paziente, che per quanto riguarda le caratteristiche della pelle e la quantità di riduzione richiesta. Il tracciato cicatriziale residuo non è minimo, ma decorre nascosto dagli indumenti e soprattutto lascia completamente libero il “décolleté”.

 Le tecniche dell’ultimo gruppo (”T invertita”) sono tuttora le più diffusamente eseguite. Verosimilmente perché, impiegando un’incisione simmetrica con scarse o nulle necessità di compenso, risultano procedure complessivamente più agevoli e di più rapida esecuzione rispetto alle precedenti. E’ facile tuttavia, che questa tecnica arrivi a produrre esiti cicatriziali nella porzione mediale del solco inframammario, in una regione cioè, che viene lasciata sempre più frequentemente scoperta dalla moda più attuale. Va inoltre considerato che qualsiasi cicatrice si produca in questa area del corpo (sopra e peristernale), quasi invariabilmente va incontro ad ipertrofia per cui diventa spessa, rilevata e facilmente violacea: in pratica estremamente visibile ed inestetica.

 

La cicatrice residua sarà in funzione della tecnica operatoria adottata dal chirurgo.  La cicatrice può limitarsi a circoscrivere l’areola (cicatrice periareolare) o prolungarsi in un segmento che unisce l’areola al solco sottomammario (cicatrice verticale), ovvero prolungarsi ancora verso l’ascella (cicatrice a “L”), o infine estendersi anche verso lo sterno (cicatrice ad “ancora” o a “T invertita”).

Prima dell’operazione e nel postoperatorio, il paziente dovrà osservare con scrupolo tutte le indicazioni fornite dal chirurgo. Le complicanze sono di norma rare ma se dovessero intervenire si renderebbe necessario impostare terapie mediche e/o chirurgiche adeguate.

 

Quando viene eseguita la tecnica più adeguata per la problematica presentata e non intercorrono complicanze di sorta, i risultati sono estremamente gratificanti. Il seno assume inizialmente una forma leggermente innaturale a causa della tensione cui è sottoposto il polo inferiore ed al conseguente orientamento verso il basso delle due areole. Nei mesi successivi, l’organo si assesta nella nuova impostazione, il polo inferiore si riempie diventando più sferico e l’areola con il capezzolo ruotano verso l’alto fino a tornare nella posizione più naturale.

Il risultato conseguito, specie se è stato realizzata una solida ristrutturazione della componente ghiandolare, è permanente, sebbene, logicamente, non ci si può attendere un arresto del normale processo di invecchiamento dell’organo. In pratica si compie un passo indietro nel tempo e si riprende ad invecchiare dalla nuova condizione conseguita. Quanto sopra è vero per i seni ridotti a dimensioni contenute ed in donne con tessuti ancora tonici ed elastici.

 

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